domenica, febbraio 24, 2008

Maths for (space) dummies

"La Propulsione Bistromatica consente di attraversare vasti spazi interstellari senza correre i rischi cui espongono i Fattori d'Improbabilità.
"La bistromatica, in fondo, non è che un metodo nuovo e ricoluzionario per comprendere il comportamento dei numeri. Così come Einstein notò che il tempo non era un numero assoluto ma dipendeva dal moto dell'osservatore nello spazio, e che lo spazio non era un assoluto ma dipendeva dal moto ell'osservatore nel tempo, altri hanno notato che i numeri non sono un assoluto, ma dipendono dal moto dell'osservatore nei ristoranti.
"Il primo numero non-assoluto è quello delle persone alle quali è riservato il tavolo. Tale numero varia nel lasso di tempo in cui vengono fatte le prime tre telefonate al ristorante, e non ha, sembra, alcuna relazione concreta né con il numero di persone che arrivano effettivamente sul posto, né con il numero di persone che si uniscono a queste dopo uno spettacolo/partita/festa/orgia, né con il numero di persone che se ne vanno quando vedono che fra i presenti ci sono alcuni individui non graditi.
"Il secondo numero non-assoluto è rappresentato dal momento dell'arrivo. Questo numero è una delle astrazioni matematiche più bizzarre che siano mai state concepite. E' un essestescluson, un numero la cui peculiarità è di essere qualsiasi cosa tranne se stesso.
"In altre parole, il momento dell'arrivo è quell'unico e solo momento in cui è impossibile che arrivi un membro qualsiasi della compagnia.
"Gli essestescluson svolgono ora un ruolo essenziale in molte branche della matematica, comprese la statistica e la contabilità, e sono impiegati nelle equazioni fondamentali che consentono di attivare un campo PA [Problema Altrui].
"Il terzo numero non-assoluto, e probabilmente anche il più misterioso, è definito dal rapporto che viene a instaurarsi tra la quantità di pietanze e bevande registrate sul conto, il loro costo, il numero delle persone presenti a tavola e la cifra che ciascuna di esse è disposta a spendere. (Il numero delle persone che si sono preoccupate di portare il denaro con sé non è rilevante, ed è contemplato solo da un corollario).
"Poichè le singolari incongruenze che si rilevavano nei ristoranti al momento di pagare il conto non venivano prese sul serio, per secoli e secoli si è mancato di analizzarle.
"Volta per volta si ritenevano provocate dall'educazione, dalla maleducazione, dalla meschinità, dalla grettezza, dalla stanchezza, dall'emotività, dall'ora tarda, e la mattina seguente ci si dimenticava di tutto. Erano incongruenze che non venivano mai analizzate in laboratorio, naturalmente, perchè non si verificavano mai nei laboratori, perlomeno in quelli rispettabili.
"Così fu soltanto con l'avvento dei calcolatori tascabili che si scoprì la sorprendente verità. Cioè che i numeri scritti sui conti dei ristoranti entro l'area occupata dai ristoranti stessi non seguono le stesse leggi matematiche dei numeri scritti su qualsiasi altro pezzo di carta di qualsiasi altro luogo dell'Universo.
"Tutto il mondo scientifico rimase scioccato da questa verità, che determinò una grandiosa rivoluzione. I convegni di argomento matematico che ebbero luogo da allora in buoni ristoranti furono talmente numerosi che molti degli uomini più geniali di un'intera generazione morirono di obesità o d'infarto, e la matematica segnò il passo per parecchi anni.
"A poco a poco, però, il concetto venne assimilato. All'inizio era parso troppo assurdo, troppo strampalato, troppo profano. Si aveva l'impressione che l'uomo comune potesse dire: "Bella roba, anch'io so che i conti dei ristoranti sono incasinati". Poi furono inventate frasi tecniche come: "Struttura di Soggettività Interattiva", e tutti i matematici ritrovarono la pace e la serenità."

(Estratto dalla voce BISTROMATICA, PROPULSIONE della Guida galattica per gli autostoppisti).


Douglas Adams, La vita, l'Universo e tutto quanto, 1982.


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sabato, febbraio 23, 2008

Il giardino del Bene e del Male...

"Non è un paese per vecchi", scritto e diretto da Joel ed Ethan Coen, dal romanzo di Cormac McCarthy, USA, 2007.

Durante un'uscita di caccia nei territori al confine col Messico, l'operaio Llewelyn Moss (Josh Brolin) trova un gruppo di contrabbandieri morti, un grosso carico di droga ed una valigetta piena di soldi.
Deciso ad impossessarsi del denaro per cambiare finalmente vita, comincia una fuga disperata, ma dovrà fare i conti con Anton Chigurh (Javier Bardem), un assassino spietato, pronto a tutto pur di reimpossessarsi del malloppo.

Questo è uno di quei film dei quali non si dovrebbe parlare né leggere. Questo è uno di quei film che si dovrebbe solo andare a vedere... al cinema... in rigoroso silenzio.

La mia ammirazione per i Coen è grande e, una volta visto il trailer dell'ultima pellicola dei fratelli, ho aspettato con impazienza l'uscita del film nelle sale italiane; al punto da fiondarmi immediatamente al primo giorno di proiezione nella mia città, in barba agli sconti del giovedì, del mercoledì, del martedì pomeriggio o quant'altro.

Non conosco il romanzo dal quale Non è un paese per vecchi è stato tratto, né ho mai letto altro dell'autore Cormac McCarthy.
Dicono che la trasposizione dalla pagina scritta allo schermo sia molto fedele, anche nei dialoghi essenziali ed efficaci; i quali, a quanto sembra, sono il punto di forza di uno scrittore accreditato come uno dei migliori romanzieri americani in circolazione.
Questo ho sentito dire, ma i miei occhi hanno visto molto di più: una regia perfettamente in linea con l'asciuttezza richiesta dalla storia, un cast di attori azzeccati ed in grande forma, una fotografia abbacinante e contrastata, iperespressiva e non patinata (opera dell'immancabile Roger Deakins).
Insomma, se il film è tratto da un grande romanzo, di sicuro Joel ed Ethan Coen non si sono lasciati sfuggire l'occasione per farne un grande film. Un thriller che distilla il meglio di Blood Simple e Fargo e lo moltiplica all'ennesima potenza. Un confronto di volontà, di istinti malèfici o anche soltanto umani. Una violenza che si mostra senza iperboli spettacolari, ma che brucia le carni e lascia tracce di sangue vero. Colpi di fucile che devastano la pelle e fanno male, anche sul corpo del killer Anton Chigurh, spietato e inarrestabile, interpretato da Javier Bardem, il cui ghigno sardonico e maligno sormontato da un paio di occhi allucinati e vitrei lo eleva a simbolo del Male stesso.

Non aggiungerò altro: se il trailer conquisterà la vostra attenzione e susciterà in voi la voglia di vedere questo film, sappiate che non rimarrete delusi!

Una raccomandazione, però, mi sento di farvela: se decidete di andare a vedere questo film, scegliete una sala ed un orario molto defilati, almeno vi eviterete un pubblico cafone, rumoroso ed ignorante come quello che c'era intorno a me!


Buona visione!




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domenica, febbraio 17, 2008

La prospettiva delle proporzioni...

Il Vortice di Prospettiva Totale elabora l'immagine dell'Universo intero basandosi sul principio dell'analisi della materia estrapolata.
Infatti, dato che tutti i frammenti di materia dell'Universo hanno una precisa relazione con tutti gli altri frammenti di materia dell'Universo, in teoria è possibile estrapolare tutta la vastità del creato (i soli, i pianeti, le loro orbite, la loro composizione e la loro storia economica e sociale) da, diciamo, un pezzettino di torta di mele.
L'uomo che inventò il Vortice di Prospettiva Totale lo inventò soprattutto per fare un dispetto a sua moglie.
Trin Tragula, così si chiamava quest'uomo, era un sognatore, un pensatore, un esperto in filosofia teoretica, o, come lo definiva sua moglie, un idiota.
Lei gli rimproverava incessantemente di perdere una quantità inaudita e spropositata di tempo a osservare lo spazio, a rimuginare sulla meccanica delle spille di sicurezza, a fare analisi spettrografiche di pezzetti di torta di mele.

-Abbi un po' di senso delle proporzioni!- soleva dirgli, fino a trentotto volte in un solo giorno.

Così lui costruì il Vortice di Prospettiva Totale, giusto per farle vedere che cos'erano le proporzioni.
A un capo del Vortice collegò l'intera realtà estrapolata da un pezzetto di torta di mele, e all'altro collegò sua moglie, sicché quando Trin attivò la macchina lei vide in un solo istante l'immensità infinita dell'Universo e se stessa in rapporto a esso.
Trin Tragula constatò con orrore che lo shock aveva annientato completamente il cervello della moglie, ma constatò anche, con soddisfazione, di avere dimostrato una volta per tutte che se vita dev'esserci in un Universo di tal fatta, l'unica cosa che non può permettersi di avere è il senso delle proporzioni.

Douglas Adams, Ristorante al Termine dell'Universo, 1980.


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sabato, febbraio 02, 2008

Il rugby, il fango e la vita del bar...

Quando ormai disperavo da tempo che in tv potesse mai trovarsi qualcosa di veramente interessante, bello, appassionante ed intelligente, ecco, a smentirmi, una trasmissione in diretta dello spettacolo di Marco Paolini...

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