sabato, ottobre 28, 2006

Clac-clac e tre corti signori

Clac clac e uno schiocco di dita
fanno le onde del mio destino...
peti di plastica e cotone idrofobo
navigano le acque di nessun torrente.
Com'è triste Aristarco se non mostra la fame,
non puoi parlargli
né ricordare quella triste nenia dei tempi di bombe.

Non chiediamoci, buoni, come fosse infuocare ogni cosa.
Non tediamoci, molli, senza senno od occhiali puntuti.

Vita e saliva,
saliva e parole,
lingua morta dietro lunghe palizzate corrotte da faglie.

Una volta ho visto anche piccoli pugni brandire assetati un grumo al limone,
erano vecchi, stanchi, forse abbattuti da tanto ciarlare,
ma il pensiero di un'otre intera faceva loro tornare baffetti guizzanti e libido.

La tua torta di legno è intonsa,
sembra muta oppure attutita dal batter continuo.
Non saluto i salumi ammuffiti
ed ancora ritorno a cercare gli inchiostri di marmo.

Ho cercato perfino nei fumi di intere città una nota,
un frinire distratto verso ceste ripiene di grasso...
era niente, era niente,
era solo un ambìto rigore di tenui promesse.

Ed intanto nei forni si scaldano azzurri piumaggi di corte,
cardiache presenza sono sempre più inique,
sembra il sonno intonare un peana appena sospeso
sopra ombre di sete,
sopra tute spaiate,
sopra tetti intrecciati di chiodi...

Forse, allora, è già tempo di stare...


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venerdì, ottobre 27, 2006

De rerum natura...

Guardo la forma
e cerco la sostanza!...

- Anonimo -


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martedì, ottobre 24, 2006

Urbanismo prosaico - Il drammatico epilogo

E con funesto gran schianto,
sui capi nostri,
la damoclea lavatrice calò!...



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lunedì, ottobre 23, 2006

Dolce bruma dell'anima...

Piers Faccini
"Leave no trace"
2004


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Poteri speciali

Non temere il confronto, osa!...
Perchè tu possiedi qualcosa che gli altri non hanno: TE!...


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sabato, ottobre 21, 2006

Piccole produzioni crescono!...

"Cappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti"
(tit. or. "Hoodwinked!"),
scritto e diretto da Cory e Todd Edwards,
Tony Leech,
USA, 2005.



Cosa pensereste se vi dicessero che dietro alla classica storia di Cappuccetto Rosso c'è dell'altro? Che non tutto, nel magico boschetto delle fiabe, è come appare? Cosa pensereste a scoprire che il lupo non è poi così cattivo come lo si dipinge e che sta giusto facendo il suo lavoro?... E se il noto epilogo con il salvataggio di Cappuccetto Rosso da parte del Taglialegna fosse, invece, solo il principio di una storia ben più lunga fatta doppie vite segrete, spionaggio industriale ed aspirazioni di monopolio commerciale?...

Scritto e diretto da un pugno di animatori/sceneggiatori/attori dalla filmografia ancora un po' scarna, Hoodwinked (permettetemi di chiamarlo col titolo originale), va a rimpolpare la schiera dei film d'animazione digitale che prende sempre più spazio nelle sale e sugli scaffali di videoteche e rivenditori.
Rimasto abbastanza indifferente alla precedente visione di un film del genere (trattavasi del mediocre "Uno zoo in fuga" di casa Disney), ho noleggiato il film in questione con spirito scettico, certo di vedere un titolo tra i tanti, semplicemente affidandomi (senza neanche troppa fiducia) al parere di un vago passaparola che è arrivato al mio orecchio e che me lo segnalava come "divertente".
Devo dare atto al suddetto passaparola di averci azzeccato in pieno.

Prodotto con mezzi tecnici (ed economici) infinitamente più ridotti rispetto agli esemplari più blasonati di Disney-Pixar e Dreamworks, questa fiaba postmoderna di Cappuccetto Rosso, deve fare di necessità virtù e puntare tutto sulla storia, sui personaggi, sulle gag ed i dialoghi.
A fronte di una qualità delle animazioni e delle immagini relativamente grezza (i personaggi ricordano, più che gli altri film del genere, le qualità visive dei videgame in 3d alla Nintendo), il film punta l'attenzione sull'idea di fondo e sulla simpatia. Nonostante i movimenti delle figure siano spesso rigidi (quasi "plasticosi") e le texture non siano ottimamente dettagliate, lo spettatore può lasciare da parte le aspettative tecniche ed abbandonarsi allo scorrere della storia senza patire particolarmente, tuttavia la regia non rinuncia qui e là a regalarci qualche inquadratura interessante.

Da un punto di vista narrativo, la storia travalica la semplice revisione della Cappuccetto Rosso tradizionale; sì è vero, qui se ne fa una inquieta e determinata teenager stanca ed annoiata dalla vita di provincia (ehm... volevo dire del bosco, ma il concetto è lo stesso), ma non si limita a rivedere lei e gli altri classici protagonisti del patrimonio popolare fiabesco e favolistico per farne solo delle macchiette (così come, ahimè, accade per alcuni personaggi secondari nell'apprezzatissimo "Shrek"), li reinventa, invece, per inserirli a bella posta in una vicenda che pesca a piene mani nella riconoscibile iconografia direttamente attinta da alcuni dei più conosciuti film degli ultimi dieci anni, li ripropone e li fa agire secondo gli schemi più assodati del cinema popolare, in bilico tra la spettacolarità dei film d'azione e l'indagine per mezzo di ricostruzioni e flasback.
Se già ad un primo impatto l'omaggio a "I soliti sospetti" risulta quantomeno esplicito (ancora di più nel titolo italiano), non tardano comunque ad arrivare i riferimenti ai must del caso (tra tutti "Matrix", ormai assunto al ruolo di referente iconografico postmoderno per eccellenza). La narrazione, tuttavia, pur senza appesantire lo sviluppo, si riserva tempo e spazio per frequentare anche la gag cartoonesca più classica tanto quanto l'imperante videomania legata al mondo di internet e degli sport estremi (con tanto di slow-motion e stop-frame sui trick più arditi).
L'umorismo che pervade l'intero film non scade nella faciloneria, talora sceglie la via della battuta brillante talora si concretizza nelle sembianze di un personaggio originale (Japeth, la capra canterina, con tanto di banjo e yodel bluegrass, mi ha letteralmente buttato a terra dal ridere) e così ne fa un grazioso divertimento per adulti senza rinunciare a qualche buffa gag più elementare per gli spettatori più piccoli.

La versione originale del film ha potuto puntare su un cast di voci piuttosto note: Glenn Close, Jim Belushi, Xzibit e Chazz Palminteri per dirne solo alcune; nella versione italiana invece si è rinunciato (fortunatamanete) al richiamo facile del personaggio famoso dietro ai microfoni (pratica sempre più diffusa nel caso dei film d'animazione) e si è optato per dei professionisti del doppiaggio che compiono degnamente il loro lavoro. Allo spettatore che voglia godersi di più lo spettacolo (o a quello che non rinuncia alla seconda visione del film), consiglio però di guardare il film con l'audio originale, a beneficio soprattutto delle immancabili scene musicali, visto che la traduzione delle stesse rovina il feeling generale di quei momenti e li fa sembrare più stupidi di quanto siano nella versione anglofona.

In generale, possiamo dire che questo Hoodwinked risulta piuttosto gradevole, adatto ad una serata spensierata (magari una di quelle in cui dovete tenere buoni dei bambini cui dovete fare da babysitter, senza per questo dovervi annoiare), non può certo competere con i migliori capisaldi del genere animazione digitale, ma rimane comunque un degno prodotto, per molti versi migliore di alcuni dei titoli meno ispirati provenienti dai colossi Dreamworks e Disney.

Battuta topica:
"Diciamo solo che se un albero cade nella foresta avrete tre storie: la vostra, la mia e quella dell'albero!"...




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Sweet night

Come è dolce questa notte, ha il sapore morbido delle idee chiare e sembra dirmi quanto lontano hanno visto gli occhi miei, anche quando avrei sperato di sbagliarmi. Eppure non mi dispiace, per quanto amaro sia il retrogusto della verità, non mi dispiace, lo gusto volentieri perchè è così che voglio.
Intanto pensieri sprezzanti e sfrontati mettono già in conto futuri scontri, mi dicono quanto ancora più difficile sarà esser diretti, senza venire a patti, soli a reclamare l'evidenza di ogni fatto.
Sorrido. Avrei preferito di gran lunga sbagliarmi, ma, a quanto sembra, il destino ha voluto che io vedessi il mondo così com'è.



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mercoledì, ottobre 18, 2006

Hard Drive

Il groviglio della memoria s'intrica sempre di più.
Giorno dopo giorno cresce il passato e perde ogni senso.
Ci si potrebbe lasciare tutto questo alle spalle e avanzare incoscienti
oppure ingigantire il lento proliferare di angoli remoti
nella mente ormai resa inorganica...


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lunedì, ottobre 16, 2006

Art works, it works!

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Sguardo dentro

...e allora parlami con franchezza, dimmi la verità!
Così solo potremmo comunicare senza sottintesi
o subdole strategie,
così solo potremmo guardarci negli occhi!...



Diane Arbus, Identical Twins, 1967

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giovedì, ottobre 12, 2006

Una innocente favola sado-maso

"Secretary", regia di Steven Shainberg, USA, 2002.

Le ceste dei dvd in offerta negli ipermercati, a saper "grufolare" per bene sul fondo, possono dare certe piacevoli soddisfazioni, come ad esempio il reperimento di quel titolo introvabile nelle videoteche o la scoperta di una perla sconosciuta della produzione cinematografica asiatica o quel film indipendente che qualche anno fa non hai fatto in tempo a vedere in sala.

Trovandomi davanti alla conturbante copertina di "Secretary" non ho saputo trattenermi e, complice il prezzo mooolto conveniente, non mi sono lasciato sfuggire l'occasione di aggiungerlo alla mia personale videoteca.

A lasciarsi suggestionare dalla suddetta copertina del dvd e a tenere conto dei più superficiali commenti che alludevano allo scandalo quando la pellicola uscì in sala qualche anno fa, ci sarebbe da credere di trovarsi di fronte ad uno di quei film dalla sessualità morbosa, accecante, contorta, fredda e spietata che ha fatto capolino in alcuni dei più spregiudicati film europei d'autore degli ultimi anni (ci tornano in mente, tra i tanti, "La Pianista" di M. Haneke e "Intimacy" di P. Chéreau); tuttavia, basta cominciare la visione del film per comprendere e godere la natura profondamente ironica del film ed il tono di commedia che lo distingue.

"Secretary" non è un porno-soft e non è neanche un film per appassionati del S/M vero, addirittura potrebbe non essere affatto un film erotico, più plausibilmente è un'innocente storia d'amore, amore ed autocoscienza, accettazione di sé, espressi attraverso alcune pratiche solitamente relegate (nel cinema più o meno vietato e nell'immaginario collettivo) nella sfera del perverso e del morboso, "Secretary", però, rovescia queste pratiche e le reinterpreta in chiave grottesca e quasi solare.

Il regista Shainberg firma una regia attenta, pacata (nonostante la macchina a mano, cifra stilistica ormai assunta a distintivo dichiarato del Cinema da Sundance) e, tuttavia, visibilmente euforica di cromatismi velatamente pop (per fortuna non si lascia minimamente tentare dai videoclippismi tanto in voga), mostra interni contemporanei dal sapore incollocabile ('80? '90? 2000?) e li edulcora fino alla nausea dell'oppressione cui sottopongono la protagonista Lee (Maggie Gyllenhaal); come se Cronenberg avesse lasciato girare un suo film a Tim Burton!
Il risultato è interessante e crea la cornice perfetta entro la quale si muovono protagonisti e comprimari.

L'interpretazione degli attori è sempre deliziosamente sopra le righe (effetto ancora più rimarcato da un doppiaggio italiano che oserei definire quantomeno enfatico) e sposa perfettamente la causa di questa favola del sadomasochismo gaudente.
Maggie Gyllenhaal, allude nel look e nelle aspirazioni alla tipica figura femminile del cinema hollywoodiano anni '50 (va in questo senso la sua esaltazione all'idea di un futuro da segretaria), col suo visino comune e ancora postadolescenziale e lo sguardo remissivo di una bimba impaurita tanto minuziosa e metodica nella gestione dei suoi strumenti di autotortura, ci guida attraverso la sua ricerca di identità e le frustrazioni di una vita all'insegna dello squallore più amaro (come da tradizione iconografica: padre alcolizzato, madre esaurita e sorella stronza); mostra, insomma, di destreggiarsi bene tra le pieghe del cinema indipendente e di sapersi proporre con una certa intelligenza.
James Spader, ulteriore rimembranza cronenberghiana, rivolta la sua espressione da ragazzo ammodo per farne la maschera contraddittoria di un avvocato in preda alle sue manie di perfezionismo e controllo assoluto, sempre al limite tra paranoia misantropica e despotismo inflessibile.

L'idea più interessante alla base dell'intero film è proprio quella di sfruttare il rovesciamento delle prospettive secondo il quale l'incubo è quello della deprimente esistenza mediocre e la felicità si ottiene con la realizzazione dei propri desideri reconditi (esplicita metafora della natura contraddittoria dei sentimenti amorosi).
Alla luce di questa lettura, anche i particolari più controversi assumono una valenza simbolica e perdono la loro connotazione meramente sessuale: masturbazione, sesso, mortificazione ed umiliazione, sottomissione fisica e psicologica completa alle richieste (pardon, agli ordini) dell'altro rappresentano soltanto i mezzi di una ricerca della completezza dell'io individuale nell'armonia della coppia. Dopo avere sperimentato il gioco a due, l'autolesionismo solitario perde ogni valore e proprietà catartica, trovata la formula ideale, condivisa, per lo sfogo delle pulsioni più oscure, la sfida a spingersi oltre può proseguire in piena sicurezza (nell'accezione di incruenza, ma anche di certezza).

Shainberg ha dimostrato di saper proporre brillantemente tutti questi paradossi con spiccato acume, evitando accuratamente il volgare tanto quanto la macchietta farsesca, non indugia sul patetismo dell'infelicità di Lee, anzi la mette quanto prima nella condizione di agire per la concretizzazione del suo desiderio-sessuale/sogno-amoroso e ci lascia godere dei sottili stratagemmi di lei su tale percorso.

Un film innocente a suo modo, con tanto di lieto fine, come nella più provata consuetudine favolistica, da gustarsi senza pregiudizi morali e, soprattutto, senza pretese di realismo.

C'era una volta Cappuccetto Viola...




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martedì, ottobre 10, 2006

Epopea eroica

Solo IO può battere IO...
e, guarda caso, IO batte sempre IO...



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lunedì, ottobre 09, 2006

Concentrazione


Ancora un paio di frecce nella mia faretra.
Silenzio. Nulla. Vuoto.
Io sono la freccia,
io sono il bersaglio,
io sono il nulla...


Billy Dee Williams, Zen Archery, acrilico su tela

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sabato, ottobre 07, 2006

Urbanismo prosaico

...E non immaginate quanto più minacciosa della stessa spada
possa essere la lavatrice di Damocle!...



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venerdì, ottobre 06, 2006

Specchio segreto

Negoziare con i propri bisogni più intimi un senso di equilibrio personale
espone al rischio di un'autosopraffazione irreversibile.



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giovedì, ottobre 05, 2006

Mille anni lontano... il futuro dei sentimenti...

Aoki Takamasa e Tujiko Noriko
"28"
2005


















Si ringrazia la libreria multimediale del Bravo Ragazzo per le suggestioni ed i materiali sempre nuovi.

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martedì, ottobre 03, 2006

La mente che cancella...

1. Nulla esiste;
2. Se anche qualcosa esistesse, non potrebbe essere comprensibile all'uomo;
3. Se anche qualcosa fosse comprensibile, sarebbe incomunicabile.

Gorgia da Lentini, 485-377 a.C. circa


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Switch Off

...Alla fine degli affanni
stento a limitare i danni
e non riesco più a trovare
un pensiero da salvare...



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