giovedì, agosto 31, 2006

Confessioni...

Ha ragione chi pensa che io sia un drogato di potere e di consenso, un avido divoratore di plausi pronto a tutto pur di affermare la propria ragione fino al limite più impensabile, anche a costo di negare la mia stessa parte pur di imporre ogni mia idea, fosse anche la più incongruente, la più peregrina, la più incontinente e priva di raziocinio.
Eppure non chiedo il vostro supporto, esigo che esso germini e cresca spontaneo dentro di voi.


Arthur Finneghan, "Il seduttore di dannati", 1974


Foto: Ken-Ichi Murata

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lunedì, agosto 28, 2006

Sapere è godere?...






Infornography is a portmanteau word formed by the combination of the words "information" and "pornography". Infornography is used to define an addiction to or an obsession with acquiring, manipulating, and sharing information. People "suffering" from infornography are generally people that greatly enjoy receiving, sending, exchanging, and digitizing information.

The term was popularized by the cult cyberpunk anime series Serial Experiments Lain (1998), which used the word as the title of episode eleven.

According to Science and Technology Studies scholar Lawrence Eng, the main idea behind the concept of infornography is that, in modern society, "information is being considered not just a valuable commodity from a practical point of view, but something that generates an almost sexual thrill, something that we lust after and enjoy hunting because it is special and gives us power."

The definition (without explicitly using the term itself) is also greatly applied in most cyberpunk settings, where information can almost be considered a currency of its own, or a separate world almost. Megacorps, Mnemonics, Hackers and other kinds of people use information to strive. They can subtly be called "infornographers".

Additionally, one may get a "high" off of large amounts of data, as opposed to an arousal. This may be attributable to Timothy Leary's Eight Circuits of Conciousness, though that is merely a hypothesis.


Definizione tratta da Wikipedia



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domenica, agosto 27, 2006

Who was Johnny Cash?

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venerdì, agosto 25, 2006

Nel nome del...

Personal Jesus
(Depeche Mode)

Your own personal jesus
Someone to hear your prayers
Someone who cares
Your own personal jesus
Someone to hear your prayers
Someone who's there

Feeling unknown
And you're all alone
Flesh and bone
By the telephone
Lift up the receiver
I'll make you a believer

Take second best
Put me to the test
Things on your chest
You need to confess
I will deliver
You know I'm a forgiver

Reach out and touch faith
Reach out and touch faith

Your own personal jesus...

Feeling unknown
And you're all alone
Flesh and bone
By the telephone
Lift up the receiver
I'll make you a believer

I will deliver
You know I'm a forgiver

Reach out and touch faith

Your own personal jesus

Reach out and touch faith


Mike Glier, White Male Power: The Preacher, 1980, pastelli ad olio su carta

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giovedì, agosto 24, 2006

Scelte di vita...

Buoni o cattivi
l'importante è sapersi portare bene addosso...
...e con un certo stile!...



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martedì, agosto 22, 2006

Fanculo Darwin!

Stasera ho provato a scrivere qualcosa per il blog... niente, non ce la faccio.

Qualcuno mi ha consigliato di prendere un'assistente, qualcuno che scriva al posto mio... prendo otto scimmie... un pandemonio, cominciano a picchiarsi belluinamente... e nessuna che si rischia a mettersi sulla sedia della scrivania! Penso di eliminare l'inghippo allontanando quella che mi sembra più problematica, niente da fare: una ad una le cambio tutte, ma continuano a picchiarsi selvaggiamente. Ne prendo delle altre, arrivo a dodici scimmie, non l'avessi mai fatto, si scatena l'apocalisse. Mi ritrovo con un numero infinito di scimmie che picchiano casualmente sulla tastiera del computer, ma anche su qualsiasi altra cosa capiti loro a tiro: una si picchia sul petto, una si attacca alle tende e, lanciandosi da una stanza all'altra, appende banane dove le capita, un'altra stacca gli stipiti delle porte per provare a prendere le banane, ma subito il resto del gruppo si butta all'attacco e la copre di botte con vecchie ossa d'animale, un'altra ancora scaraventa barili giù per le scale, un'altra, ubriaca, si arrampica su fino alla terrazza e urla incazzata ad ogni aereo che passa, un'altra si tinge di biondo e sferra colpi di karate a destra ed a manca, un'altra si arma di corazza, elmo e lancia e decide che è il momento di evolversi e colonizzare l'intero pianeta. A questo punto, una scimmia, con l'aria da intellettuale allucinato, cerca di convincermi ad uscire per cercare un pusher, le dico che non ho la minima intenzione di farlo e lei, per tutta risposta mi si attacca dietro e comincia a tartassarmi con i suoi "E dai... e dai... e dai...", provo a distrarla promettendole di guardare tutti insieme "Bingo Bongo" dopo che avranno scritto un post per me, ma lei mi snobba e dichiara di preferire di gran lunga Marco Ferreri... tsè... animali insulsi, fai tanto di prenderli in considerazione che già scimmiottano snobismi culturali... manco fossero Shakespeare! Provo a proporre "Gorilla nella nebbia", ma il grosso del gruppo mi ride in faccia mentre una piccolina sottolinea la situazione battendo a ripetizione dei piatti da orchestra; delle quattro che si sono messe a giocare a Trivial Pursuit, una mi fa segno che da questo orecchio non ci sente, l'altra, dito alla bocca, mi impone di fare silenzio e un'altra ancora non vede l'ora di finire la partita per buttarsi a leggere un Dylan Dog. Finalmente avvisto una scimmia che si è messa al computer ed ascolta "Living on my own" dei Queen, spero bene e provo ad offrirle una banana split per addolcirla, ma questa con sufficienza mi guarda da sopra gli occhiali, distoglie appena lo sguardo dalla pagina delle quotazioni di borsa e mi dice che deve pensare ai suoi affari e non ha tempo per queste fesserie, capisco l'equivoco, non è una vera scimmia bensì Dan Aykroid vestito in maschera. Temo, però, che la più cattiva di tutte, quella che chiamano Ella, abbia deciso di stabilirsi a vivere nel mio armadio, deve essere stato perchè non ha gradito trovare "Indiana Jones e il Tempio Maledetto" tra i miei dvd!...

Adesso sono qui che ancora spulcio gli eventi per capire come è successo tutto 'sto casino... non riesco a farmene convinto, ma un pensiero ritorna insistente nella mia testa: FANCULO DARWIN, I FRATELLI, I CUGINI E TUTTI GLI AVI PELOSI!...


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Heartbeats - Battiti di cuore

batte il cuore,
libero come l'aria che incontra e bacia
nel terso cielo sereno...
il respiro dell'immenso ci viene incontro
se solo sappiamo avanzare verso di lui
e dichiararci
amanti della vita...



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sabato, agosto 19, 2006

"E se..."

Da una lettera ad un amico:

"...è pericoloso esprimere dei desideri: spesso si avverano e noi ci
accorgiamo di non essere pronti a vivere la loro realizzazione!...
Nella sit-com "Prima o poi divorzio", c'era una puntata in cui il
personaggio di Jim, che aveva il desiderio da lungo tempo represso di diventare
arbitro di baseball, dietro l'incoraggiamento della moglie, realizza questo
suo sogno... salvo accorgersi sul campo di essere completamente negato per
questo compito. Dopo la delusione di una partita andata per aria per colpa
sua, si rende conto che non era poi così importante diventare arbitro, quanto
il desiderio di farlo (quello che lui chiama il suo "E se..."), adesso che
ha provato, non ha più un sogno immateriale cui aggrapparsi, ha perso il suo "E se..."
Risolverà la sua nuova angoscia esistenziale creandosi un nuovo "E se...",
quello di diventare un giocatore professionista di golf, previo accordo con la moglie,
la quale stavolta non gli permetterà mai di giocare a golf...
e così il suo sogno potrà rimanere sano e salvo!...

Siamo davvero sicuri di desiderare quello che pensiamo di desiderare?
Provato che quel desiderio non è veramente tale, siamo abbastanza maturi da
capire cosa è importante veramente? E se invece quello dovesse essere
veramente il nostro desiderio, siamo abbastanza maturi da viverlo fino in fondo?...

Nella vita di ogni giorno, mi sto accorgendo che alcuni desideri valgono
davvero la pena, altri invece nascondono solo delle nostre personali false velleità... tutto sta nell'imparare a discernere gli uni dalle altre, perchè il gioco degli alibi, non fa che nasconderci il volto vero della vita!

Saluti affettuosi

Un uomo in cerca di luce"



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venerdì, agosto 18, 2006

Nel buio della notte

Onesta la notte, sola, affonda i suoi perchè nella tua mente
e non accetta scuse vane,
né chiede più i moventi
che a lungo hai assolto...
Nell'ombra del riposo non puoi che udire
il battito attutito delle tue ragioni,
ma senti quanto è falso
e inutile e orgoglioso...

Solo la vita può risorgerti...
solo la vita può...




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mercoledì, agosto 16, 2006

Etimologie emicraniche

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martedì, agosto 15, 2006

Fatti non foste a viver come bruti...

lunedì, agosto 14, 2006

Bolle d'autore


"Bubble", regia di Steven Soderbergh, scritto da Coleman Hough, USA, 2005.

Circa un anno fa o poco più, il regista Steven Soderbergh ha concordato e firmato un contratto con la HDnet Films per un ciclo di film girati e distribuiti in maniera molto mirata.
E' previsto che quello che lo stesso regista chiama il suo "Ciclo Americano" sia composto da sei film girati in formato digitale ad alta definizione, distribuiti contemporaneamente in sala, in dvd e su un canale via cavo dedicato.
Da un punto di vista più prettamente contenutistico, il regista ha stabilito che i film verranno girati in sei diverse località degli Stati Uniti, che le storie saranno strettamente correlate al luogo in cui verranno girate e che gli interpreti saranno attori non professionisti scelti tra gli abitanti del posto.
Il primo frutto di questo accordo è, appunto, il film "Bubble".

Sin dagli inizi della sua carriera, con la pellicola d'esordio "Sesso, bugie e videotapes" (1989), Soderbergh ha sempre dimostrato di essere un cineasta in cerca di qualcosa, un'identità artistica, una cifra stilistica o, più semplicemente, una concezione formale che fosse esplicita. Dopo il successo di "Out of sight" (1998) ed "Erin Brockovich" (2000), il suo approdo ai budget (ed alle star) degli studios, ha fatto di lui un personaggio dall'identità molteplice. L'autore di grossi film di cassetta destinati al grande pubblico ("Traffic", 2000, "Ocean's Eleven", 2001, "Ocean's Twelve", 2004) convive con il regista di piccoli film indipendenti dallo stile insolito (addirittura, in rapporto alla piattezza stilistica hollywoodiana, qualcuno oserebbe dire "sperimentali") ed anche col produttore di pellicole non propriamente mainstream (tra tutte "Naqoyqatsi" di Godfrey Reggio, "The Jacket" di John Maybury ed il recente "Syriana" di Stephen Gaghan), per non contare il curioso e prolifico legame con l'attore-regista George Clooney ("Confessioni di una mente pericolosa", 2002, e "Good Night, and Good Luck", 2005).
La ricerca stilistica di Soderbergh, comunque, lo ha spinto a realizzare prodotti spesso interessanti, ma talvolta un po' speciosi ed autocompiaciuti, quasi semplici esercizi di stile.

Nel caso di "Bubble", invece, si ha la sensazione che il film abbia un'idea, un concetto molto forte alla sua base e che, attraverso uno stile all'insegna del realismo e del rigore figurativo più diretto, il bersaglio sia stato centrato in pieno.

Girato, appunto, con tecnologia digitale ad alta definizione e perlopiù con luce ambientale, servendosi di una troupe di sole dodici persone, pochi attori non professionisti, dialoghi in buona parte improvvisati dagli interpreti, location reali (da alcune interviste, sembra emergere che le case dei set siano le stesse degli interpreti) ed un intreccio ridotto all'osso, quasi del tutto assente, questo film, a dispetto della durata piuttosto breve (poco più di 70 minuti), dice molto di più di quello che racconta, rinunciando quasi totalmente all'affabulazione degli eventi, per mostrare le proprie tematiche attraverso la forza delle immagini, degli ambienti, delle fisionomie e dei gesti dei tre protagonisti.
"Bubble" inscena un episodio di cronaca nera in seno alla comunità di una piccola cittadina che si trova tra l'Ohio ed il West Virginia, una delle zone economicamente più problematiche degli Stati Uniti, dove gli abitanti vivono in tristi ed anonime case e sono costretti a svolgere due o più lavori, con risultati disastrosi per i rapporti familiari e sociali in genere.
Quello su cui si focalizza l'attenzione non è tanto l'episodio criminoso in sé e per sé, quanto la condizione di vita senza prospettive che scandisce giorno dopo giorno le vite scialbe di questi operai di una fabbrica di bambole.

Lontano dalle frenesie di montaggio pseudo-nouvelle-vague de "L'Inglese" ("The Limey", 1999) quanto dalla velleità visiva e narrativa schizofrenica di "Full Frontal" (2002), Soderbergh ha in questo caso elaborato uno stile perfettamente coerente alle tematiche ed ai motivi che sottendono all'intero film, lunghe inquadrature ferme e rigorose a sottolineare la drammaticità di queste esistenze, proporzioni spaziali ricercate ma non eccessive, appropriati campi-controcampi senza patetismi di sorta, un placido equilibrio disperato tra i piccoli totali sulle facciate delle case di legno ed i primi piani disarmanti degli attori, poche, fluide e lente panoramiche descrittive dei non-luoghi che caratterizzano la cittadina, punti-macchina frontali rispetto ai soggetti per delle visioni dalla spiazzante chiarezza.
Niente macchina a mano, questo film rinuncia alla "mobilità del digitale" per fare capo alla sua opprimente stabilità fotografica (come ammesso dallo stesso regista che qui ha curato anche la Fotografia ed il Montaggio, sebbene questo non compaia nei titoli di coda), quasi rimandando alle ricerche ambientali di certi fotografi negli anni '70 ed '80.
Le diverse scene all'interno della fabbrica di bambole e l'inquietante sequenza muta dei titoli di coda, fatta di fermo-immagine sui pezzi accatastati delle bambole, mostrano come i dolci sorrisi di queste nascano nel più alienante dei contesti, tra turni doppi e gesti replicati all'infinito e svelano la natura mostruosa della genesi del prodotto di massa (a tal proposito, è fulminante l'immediatezza della scena in cui gli occhi vengono applicati alla testa delle bambole gonfiando loro la testa fino a deformarla).
A coronare l'intensità dei personaggi ed il vuoto delle loro vite, una disperata colonna sonora extradiegetica punteggia, senza invadenza, con gli accordi insistenti di una chitarra acustica, i momenti più vuoti di queste esistenze.
Le interpetazioni degli attori non professionisti sono ottime, paralizzanti nella loro sincerità (in buona parte ottenuta con i dialoghi improvvisati ed i dettagli che rimandano alla loro reale esperienza quotidiana) e le fisionomie sono quanto di più lontano ci si possa immaginare dagli standard patinati dello star system.
Il risultato globale è quello di un documentario senza narratore, affidato alla potenza svelante della macchina da presa, sulle condizioni di un americano medio ignorato dalla solita rappresentazione fasulla dei mezzi di comunicazione, ma più che reale, cui rimane solo la consolazione di un progetto di fuga dalla realtà in cui vive o l'effimera vanità dello shopping al più vicino Wal-Mart (a tal proposito consiglio vivamente a coloro che guarderanno il film in dvd, di non perdersi i provini dei protagonisti tra i contenuti extra, un'ulteriore conferma dell'adesione delle situazioni rappresentate alle istanze sociali di quei luoghi).

Adesso non rimane che aspettare gli altri film di questo ciclo annunciato, sperando che offrano un esito altrettanto valido, maturo ed interessante.

Buona visione

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sabato, agosto 12, 2006

Passi sull'erba

...A tutti coloro che, mano nella mano, non temono ingannare il tempo!...


L'uccisione di Babbo Natale

Dolly del mare profondo,
figlia di minatori
si leva le scarpe e cammina sull'erba,
insieme al figlio del figlio dei fiori.
E fanno la solita strada,
fino al cadavere del grillo
la luna impaurita li guarda passare
e le stelle sono punta di spillo.
E mentre le lancette camminano,
i due si dividono il fungo,
e intanto mangiando ingannano il tempo,
ma non dovranno ingannarlo a lungo.
Infatti arriva Babbo Natale,
carico di ferro e carbone,
il figlio del figlio dei fiori lo uccide,
con un coltello e con un bastone.
E Dolly, gli pulisce le mani
con una fetta di pane
le nuvole passano dietro alla luna
e da lontano sta abbaiando un cane.
E la neve comincia a cadere,
la neve che cadeva sul prato
e in pochi minuti, si sparse la voce
che Babbo Natale era stato ammazzato.
Così Dolly del mare profondo
e il figlio del figlio dei fiori,
si danno la mano e ritornano a casa
tornano a casa dai genitori.


-Francesco De Gregori-


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venerdì, agosto 11, 2006

Scenari notturni

...ed è vero così,
sì è vero che le mosche da bar non vanno in ferie mai
e non cercano altro che un barista compiacente
o un estemporaneo interlocutore, compagno di drink,
per esprimere indomiti la loro vissuta visione del mondo, le loro esperienze,
aneddoti di anni in giro per il mondo o semplicemente spesi a versare
un cicchetto sull'altro...
...e hanno mogli, compagne, forse figli o soltanto un progetto
da realizzare con i soldi ed il tempo di quando andranno in pensione
ed allora potranno fare quel che covano
in mente da un po',
ma è il tempo che passa, la bottiglia si vuota
e la notte ormai scura ci dice che è tempo di andare...


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giovedì, agosto 10, 2006

A lancette spiegate...

Che ore sono?
Sono stanco...
tanto stanco...
tanto tanto stanco che...



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martedì, agosto 08, 2006

Docili amenità elettroniche

Jim O'Rourke,"Eureka", 1999.

Sono incappato accidentalmente nella copertina di questo disco qualche tempo fa, il disegno (opera dell'artista nipponica Mimiyo Tomozawa) mi ha subito attratto parecchio. Quando ho indagato sul nome dell'autore del disco ed ho scoperto la sua provenienza artistica, ho subito pensato che avrei trovato qualcosa di più ostico, cupo e dark (nel senso più lato del termine); con mia somma e gradita sorpresa, invece, mi sono trovato davanti ad un disco di ascolto piuttosto "facile" (nell'accezione migliore del termine) e gradevole.
Le reiterazioni ed i campionamenti, hanno un effetto che oserei dire gioioso...
Più in generale mi ricorda qualcosa che ho sentito di Robert Wyatt, solo... più recente e più "pop" (virgolette di rigore); qualche aggraziato ed onirico tocco di chitarra (acustica e non) e sprazzi del Brian Eno più gaudente, il tutto amalgamato in chiave jazz "easy listening".

A quanto pare, questo "Eureka" rappresenta una tappa piuttosto unica nella discografia di un musicista-compositore che non ha temuto di mettere alla prova i propri ascoltatori con sperimentazioni musicali e rumoristiche alquanto estreme... In questo caso O'Rourke non ha temuto di produrre qualcosa di relativamente "popular", anche a costo di non scodellare un disco completamente originale... ma io direi che va bene così: una boccata d'aria ed un po' di relax a beneficio dei padiglioni auricolari, non può che giovare, in questa estate così iperreale!

Ho idea che possa essere una colonna sonora più che adeguata per una tranquilla cenetta a due o per una rilassante chiacchierata distesa... senza dubbio, un locale chic (magari un raffinato design bar) che abbia riguardo per i suoi avventori in cerca di atmosfere suadenti per attuare le proprie tattiche di seduzione, farebbe cosa gradita nel passare qualcosa del genere!...


Tracklist

1. Prelude To 110 Or 120 Women Of The World
2. Ghost Ship In A Storm
3. Movie On The Way Down
4. Please Patronize Our Sponsors
5. Through The Night Softly
6. Something Big
7. Eureka
8. Happy Holidays


Buon ascolto!...



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Modern superhero's doubt

Salvo il mondo...
ma con quale estensione?


-Anonimo Televisivo-



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domenica, agosto 06, 2006

Metafigurazioni fittizie di mezza estate


Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain? Who is Lain? Chi è Lain?

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sabato, agosto 05, 2006

Tristi alchemie mercificate

Pensavo che le idee avessero loro proprie qualità, forza, valore...
adesso so che hanno solo un prezzo
e che sia anche il più basso...
e la Pietra Filosofale non fa che trasmutare
la merda in oro!...


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venerdì, agosto 04, 2006

(Deludenti) Proiezioni di mezzanotte

"Hostel", scritto e diretto da Eli Roth, USA, 2005


Che Quentin Tarantino si sia un po' fatto prendere la mano dal successo, questo è abbastanza evidente; che questo successo debba fare di lui il nome d'oro da sfoderare in locandina per sbolognare film truculenti talvolta di gusto e fattura molto discutibili, questo lo si può accettare meno, anzi, se questa è la strada che intende seguire, non so quanto ancora il suo nome varrà come garanzia di pellicole e cineasti esordienti!

Il sottotitolo del film in questione potrebbe benissimo essere: "Come prendere una buona idea e scaricarla giù per un cesso intasato di escrementi". Insomma, se come me siete tra gli sfortunati che si sono lasciati irretire dalla promettente locandina o dalle inquietanti immagini del trailer, sappiate che il film non ha altro da offrire più della locandina in questione e di quelle quattro immagini lì (le quali, peraltro, nel film sono anche abbastanza sbrodolate, al punto da perdere fino all'ultima goccia di quella potenza visiva che promettono nella versione condensata dei "coming soon").

Personalmente non ho visto il precedente film di Roth ("Cabin Fever") e inoltre non sapevo niente di questo giovane regista, se non che, in giro per il web, si vocifica essere una valida promessa del cinema horror low-budget.
La vicenda dovrebbe svilupparsi attorno ad un presupposto che non si rende manifesto per tre quarti del film, tuttavia, in sede di sceneggiatura il "coraggioso" Roth decide di fuorviare lo spettatore, seguendo, in giro per l'Europa, le scorrerie psicotropico-sessuali dei tre protagonisti interessanti ed empatici quanto dei filetti di nasello congelati!
Ad avvilire ulteriormente le attese degli spettatori più horrorofili, la totale mancanza di ironia tipica degli slasher movies più esemplari ed una sequela di scene e dialoghi destanti la più totale indifferenza (la battuta più divertente del film dovrebbe essere qualcosa del tipo: "Non siamo venuti sin qui dall'America solo per strafarci di erba!" "Ehi, io sono venuto sin qui dall'Islanda!") . Il Roth-sceneggiatore non riesce a sottrarsi alla trappola degli stereotipi e fa la classica figura dell'americano in balia di questa trasgressiva e pittoresca Europa (non a caso, lo stesso Roth si professa appassionato ammiratore della filmografia delle due trash-pop-adolescenziali Gemelle Olsen), mentre il Roth-regista si lascia tentare da un suggestivo viaggio visivo nel baluginante mondo neon-cromatico delle discoteche e dei bordelli di Amsterdam... purtroppo mancando completamente il bersaglio!

La seconda parte del film dovrebbe finalmente servire il cuore saporito della vicenda, ma, ahimè, non fa che trasferire i tre baldanzosi giovanotti nella cornice di uno sperduto paesino della Slovacchia (dove finalmente potranno soddisfare i propri appetiti pubici) e spegnere qualsiasi attesa e tensione drammatica grazie ad una collezione di tempi registici e di sceneggiatura tra i più sbagliati della Storia del Cinema! E così, il film scivola su una lugubremente splendida location, popolata di individui dai costumi e dalle attitudini mirabilmente degni di un "guinea pig movie", per mostrarci un paio di scene piuttosto raccapriccianti proprio quando l'apatia ci ha ormai resi del tutto insensibili e visivamente impermeabili anche alla più efferata delle mutilazioni; a niente servono le citazioni buttate qui e là giusto per rendere un omaggio distratto ai capolavori del gore, né il fugace cameo del regista Takashi Miike, se non a convincerci ancora di più dello spreco di idee che aleggia immane su questa pellicola. Sembra quasi che Roth, ubriacato dall'euforia di girare nel Vecchio Continente (e dai corpi senza veli delle belle attrici dell'est europeo), si sia completamente dimenticato dell'idea originale che stava alla base del film, salvo tentare di riportarla fuori in fretta e furia all'ultimo momento, consumando quel che poteva delle scorte di sangue finto che stavano in magazzino.

In uno degli spezzoni di backstage tra gli "extra" del dvd, il regista racconta di come, a causa dell'atmosfera troppo macabra della location principale delle scene più gore (un fatiscente ed oscuro manicomio di Praga, costruito nel 1910), abbia fatto richiesta che un quartetto d'archi suonasse rilassante musica da camera negli intervalli tra una ripresa e l'altra, per alleggerire l'umore del cast e della troupe. Cacchio, con una storia, un'idea ed un set così per le mani, come fai a perderti per strada in questo modo!?...

Caro Quentin Tarantino, la prossima volta, pensaci bene, prima di associare il tuo nome ad un film del genere: non sei mica Andy Warhol!


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giovedì, agosto 03, 2006

Etimologie enciclopediche ossessivo-compulsive




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How to become a punkish banana in three moves

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mercoledì, agosto 02, 2006

C'mon let's have some freakish fun!!!...

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